Quando – e quanto – è davvero utile ascoltare gli esperti e gli influencer?

March 11, 2011 — Leave a comment

Un video molto bello del TED di Noreena Hertz fa riflettere sul ruolo che gli “esperti” – o i supposti tali – hanno nella nostra società.
Ecco il video:

Le riflessioni della Hertz sono assai interessanti perché permettono di affrontare un tema molto caldo: quale ruolo possono avere gli esperti all’interno dei processi di idea managment e di gestione della conoscenza? In che modo il loro ruolo può essere utile allo sviluppo di nuove idee e di nuove prospettive e quando la loro attività inibisce il pensiero e frena l’intelligenza della “folla”?
Porsi tali domande significa fare un passo successivo nei discorsi sul Social Learning e su ciò che caratterizza la nostra modalità di fare esperienza del mondo nel quale viviamo.
In questo senso risultano molto utili le riflessioni della Hertz quando ci aiutano a comprendere che gli esperti possono portare – molto spesso e quando si fa troppo affidamento su di loro – ad un vero e proprio indebolimento del pensiero e a un blocco nella generazione di nuove idee e di soluzioni creative ai problemi. E’ quindi necessario puntare alla generazione del dissenso creativo e controllato che sia in grado di permettere a tutti la libera espressione senza che le idee – anche apparentemente dissonanti – vengano ostacolate.

In un discorso come quello dell’apprendimento basato sul connettivismo il ruolo degli esperti risulta determinante, ma al tempo stesso non rappresenta l’unica visione alla quale attenersi. L’enorme massa critica che le nuove tecnologie (siano esse dedicate all’apprendimento, all’innovazione o alla comunicazione) mettono in gioco – io credo – serve proprio ad eliminare il rischio di assumere un unico punto di vista come chiave per leggere il resto dell’ambiente.

Queste riflessioni sono altrettanto valide all’interno della sfera legata ai social media: non bisogna mai dimenticare che anche gli influencer e gli esperti sono persone normale e – pertanto – soggette ai medesimi bias e medesimi tranelli cognitivi a cui sono sottoposte tutte le persone.
Sono dell’idea che la soluzione per ridurre al minimo questo tipo di errori sia la maturazione di una consapevolezza condivisa che porti a comprendere i propri limiti e al tentativo di superarli.
E’ solo in questo mondo che i nostri processi di decision making saranno in grado di essere davvero condotti in modo utile e riducendo al minimo i rischi di errore.

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